Vivere in cittࠦa male!
Si sente spesso dire, e io lempre
pensato: quando mi capita di dover passare per delle cittଠanche
piccole, lo stress da traffico mi rende sempre pi鮣omprensibile
come diavolo fa la gente a voler vivere in cittଠe a sopportare
migliaia di ore l fra code, rumore, inquinamento e
comportamenti inconsulti. Diverse ricerche scientifiche hanno
documentato la maggiore incidenza di malattie mentali, come
depressione, ansia e schizofrenia in ambienti urbani e
sovraffollati. Ora, in uno studio pubblicato su Nature del 23
giugno 2011, Floria Lederbogen e coll. dellersitࠤi heidelberg,
hanno usato per la prima volta la risonanza magnetica per
investigare quali aree del cervello sono affette dal vivere in
ambiente urbano.
I partecipanti allo studio appartenevano a tre
campioni differenti: abitanti di cittࠣon pi䩠100 000 abitanti,
abitanti in cittadine con pi䩠10 000 abitanti, abitanti in aree
rurali. Ƞstata misurata l䴩vazione di varie aree cerebrali
mentre i partecipanti provavano a risolvere difficili problemi di
aritmetica con stringati limiti di tempo e con comportamenti
negativi da parte degli sperimentatori. L㥣uzione di questi
compiti ha fatto aumentare in modo significativo l䴩vitࠤi aree
cerebrali che si sa essere coinvolte nella sfera emozionale e nello
stress. In particolare, l䴩vazione nell�dala (parte del
cervello che gestisce le emozioni, in particolare la paura) 蠍
apparsa direttamente correlata alla grandezza della cittࠤi
residenza degli individui, mentre l䴩vazione della corteccia
cingolata anteriore (parte del cervello dove vengono elaborati a
livello inconscio i pericoli e le difficoltࠡ cui un individuo 蠍
soggetto nel corso della sua esistenza) appare correlata al tempo
trascorso dai partecipanti durante la fanciullezza in un grande
cittQuest촩mo aspetto riguarda anche la forza
dell㣯ppiamento funzionale fra le due aree cerebrali, nel senso
che pi䥭po uno ha passato da piccolo in una grande citt࠰i衠
una connettivitࠦunzionale ridotta fra queste due aree. In
precedenza una simile riduzione della connessione fra le due aree
era stata associata al rischio genetico di disordine psichiatrico e
l�dala 蠳tata recentemente collegata sia al senso di violazione
dello spazio personale sia alla crescita dell�rtanza dei social
network. In definitiva i risultati suggeriscono che il circuito
amigdala-corteccia cingolata anteriore 蠵n punto nodale dove
convergono rischi genetici e ambientali di malattia mentale.
Si tratta certamente di risultati importanti
sotto il profilo di ciࣨe ci aspetta nei prossimi anni per quanto
riguarda la tendenza allbamento: mentre nel 1950 solo il 30%
della gente viveva in cittଠnel 2050 si prevede che arriveremo al
70% (passando per l䴵ale 50%). Certo, da parte degli umani c͊ comunque ampia variabilit࠳ulle preferenze abitative: si va da chi
ama vivere in metropoli come New York o Shangai, a chi invece
vorrebbe abitare in un㯬a deserta. Gli psicologi hanno mostrato
che un fattore sostanziale che dࠣonto di questa variabilitࠨ il
grado percepito di controllo che le persone hanno sulla loro vita
quotidiana. E d촲a parte deve anche probabilmente essere
sottolineato che la vita nelle citton 蠰oi cos젭ale, perch頳i
caratterizza per la maggiore possibilitࠤi rapporti umani ricchi e
stimolanti, maggiore disponibilitࠤi servizi sociali, pi档ile
accesso alle cure mediche. Certo, certo, ma non fa per me. |