Il Sidereus nuncius:
"la" rivoluzione
astronomica
Il 13 marzo 1610 a Venezia
venne pubblicato un volume di ridotte dimensioni, ma forse il più
importante nell’intera storia dell’astronomia. Già il giorno dopo la
pubblicazione l’ambasciatore inglese a Venezia, sir Henry Wotton,
scrisse al re Giacomo I uno sbalordito resoconto:
… trasmetto qui
accluso a Vostra Maestà il più strano campionario di notizie … che
Essa abbia mai ricevuto finora … il quale è il libro allegato … del
professore di matematica a Padova, che con l’aiuto di uno strumento
ottico … inventato prima nelle Fiandre, e migliorato da egli stesso,
ha scoperto quattro nuovi pianeti giranti in tondo presso la sfera
di Giove, oltre a numerose altre stelle fisse; similmente, la vera
causa della Via Lattea … e per ultimo, che la Luna non è sferica, ma
rivestita di numerose prominenze, e, la qual cosa è fra tutte la più
strana, illuminata con la luce solare per riflessione dal corpo
della Terra … di queste cose … qui si discute in ogni dove ... E
l’autore rischia di diventare o eccezionalmente famoso o
eccezionalmente ridicolo.
Le parole dell’ambasciatore
chiariscono bene quale poteva essere l’animo dei lettori nel leggere
di quelle scoperte che sir Wotton riassume così efficacemente. E
certamente, le novità riportate erano talmente clamorose che c’era
da augurarsi fossero tutte reali, altrimenti, come sottolineato,
l’autore doveva sprofondare nel ridicolo più assoluto.
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Il frontespizio
del
Sidereus nuncius
Come sappiamo, era tutto vero.
Anche se Galileo non fu il primo a osservare i cieli al telescopio
(era stato preceduto almeno da qualche olandese e dall’inglese
Thomas Harriot), a partire dall’autunno del 1609 fu lui che scoprì,
lui solo, e nessun altro, tutto quello che c’era da scoprire nei
cieli. L’enormità dei nuovi aspetti che i cieli svelavano era tale
da costringere, quasi, Galileo, a comunicare senza perdere tempo
alcuno al mondo i particolari delle nuove cose trovate.
Il libro che le annunciava
venne intitolato, molto opportunamente, del resto, da Galileo,
Sidereus nuncius, ovvero “avviso siderale”. Il libro si apriva
con una dedica al Granduca di Toscana nella quale Galileo si
dichiarava pubblicamente copernicano, in un moto d’adesione che la
maggior parte degli studiosi ha colpevolmente trascurato, sostenendo
che Giove, assieme ai suoi satelliti, girava attorno al Sole e che
la Terra altro non era che un pianeta come gli altri.
Dopo aver spiegato al lettore
come era giunto a “reinventare” il telescopio sulla base delle
notizie giunte d’oltralpe, Galileo passava a trattare
dell’osservazione della Luna: sotto i suoi occhi si presentò un
vero, nuovo, altro mondo. È difficile immaginare la sua emozione nel
vedere un paesaggio che, lo capì ben presto, apparteneva ad un’altra
Terra sospesa nello spazio. E l’emozione traspare tutta dalle pagine
del Sidereus nuncius, perché Galileo sapeva che gli altri
telescopi in giro per l’Europa erano poco più dei giocattoli e
sapeva perciò di essere il primo a scorgere i panorami selenitici,
osservandoli quasi ogni giorno, durante l’autunno del 1609.
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Galileo descrisse in modo
stupendamente vivido l’effetto sorprendente della luce e delle ombre
prodotte dal Sole su valli e cavità esistenti sulla Luna. Era un
terribile colpo agli aristotelici e ai filosofi in libris,
ancora convinti che i corpi celesti fossero del tutto diversi dal
nostro pianeta. Alle considerazioni sulla Luna erano accompagnati
dei disegni che, lungi dal poter essere delle vere mappe lunari,
davano però delle rappresentazioni per così dire “impressionistiche”
e comunque molto efficaci e realistiche, dell’aspetto che la Luna
presenta al telescopio. D’altra parte Galileo non aveva il tempo di
disegnare delle mappe dettagliate. Doveva comunicare al più presto
possibile queste scoperte, e il Sidereus è un libro che verrà
composto in corso d’opera: Galileo lo scrisse mentre le prime parti
erano già in composizione o addirittura stampate!
Più avanti, Galileo passava a
trattare della risoluzione in stelle della Via Lattea, cosa solo
sospettata nell’antichità, ma ora rivelata in modo sperimentale al
telescopio. Non solo, ma diverse stelle che si presentavano come
“nebulose”, al telescopio apparivano costituite da minutissime
stelle. Galileo, insomma, rivelava migliaia e migliaia di stelle
invisibili a occhio nudo, un numero così grande “che è appena
credibile”. Nell’opera sono contenute sia rappresentazioni di stelle
nebulose, come la Testa di Orione e il Presepe, sia disegni di parti
di costellazioni, come le Pleiadi e la Cintura e la Spada di Orione.
L’incisore però stravolse i disegni manoscritti di Galileo (cosa già
fatta parzialmente con la Luna) per cui le posizioni stellari non
risultavano fedeli. Ma il valore di queste osservazioni non ne
veniva sminuito: di fatto, Galileo, col suo telescopio apriva
davvero, per la prima volta, la prospettiva della terza dimensione,
la profondità, nell’esplorazione spaziale. Il telescopio, per la
prima volta, spalancava letteralmente l’universo.
Un’altra scoperta importante
contenuta nel Sidereus era quella di quattro nuovi pianeti
attorno a Giove “non mai veduti dal principio del mondo”, come
scrisse Galileo. Prima, il 7 gennaio 1610, Galileo ne vide tre, poi,
sei giorni dopo, riuscì a scorgere anche il quarto. Era una prova
indiretta formidabile a favore di Copernico. I tolemaici insistevano
nel dire che la Terra era l’unico centro di moto nell’universo. Ecco
che la loro posizione risultava patentemente falsa: ecco Giove,
attorno a cui giravano ben quattro nuovi astri.
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Disegni lunari
di Galileo (dal Sidereus nuncius autografo)
Pensando a una diffusione
europea, Galileo scrisse ovviamente il Sidereus nuncius in
latino, ma in una lingua priva di orpelli retorici, fedele
all’ideale di precisione del linguaggio scientifico, che ancor oggi
ammiriamo per la sua essenzialità ed efficacia. Come si può
immaginare, il libro suscitò un’enorme impressione in tutto il
continente, e le 550 copie della prima edizione andarono bruciate in
meno di una settimana. Curiosamente, e questa è una delle cose più
strane nella storia della scienza, benché Galileo progettasse da
subito una seconda edizione più ricca e questa volta illustrata da
un incisore ben più capace, questa non fu mai realizzata. Ne è da
ritenere che la ristampa del libro, realizzata nello stesso 1610 a
Francoforte, probabilmente illegalmente, esaurisse tutte le
richieste degli studiosi.
(adattato da: Gabriele Vanin.
Galileo astronomo,
DBS, 2008). |