Una grande festa con 400 persone
per l'inaugurazione del Centro
Astronomico Giuliano Vanin
dell'Associazione Astronomica
Feltrina Rheticus
Dopo 40 anni di sogni e progetti e ben
cinque anni di attesa dalla stesura del progetto, dovuti alla
burocrazia, il 22 settembre scorso è stato coronato il sogno
dell’associazione Rheticus di avere nello stesso sito un
osservatorio astronomico dotato di strumenti di grande diametro
accanto ad un planetario di 8 metri di diametro e 80 posti di
capienza.
All’evento, un vero e proprio happening,
sono intervenute circa 400 persone, provenenti sia dal
comprensorio che da altre parti della provincia e della regione.
Il Centro sorge a otto km dal centro di
Feltre, sulle colline, alle porte della frazione di Arson, a 520
mslm, in un sito che presenta caratteristiche oltremodo
favorevoli per l’osservazione astronomica, giacendo sopra la
fascia di inversione termica con conseguente stabilità
atmosferica, atmosfera limpida con scarsa presenza di inquinanti
e polveri, basso livello di inquinamento luminoso.
Il
planetario proietta sulla cupola una fedelissima riproduzione di
tutti gli oggetti visibili sulla volta celeste da qualsiasi
posizione e in qualsiasi epoca, facendola muovere in ascensione
retta, latitudine e precessione in entrambi i versi con quattro
velocità diverse. Inoltre permette di posizionare il Sole, i
pianeti e la Luna alla data voluta, di simulare la fase lunare
per il giorno richiesto, proietta l’eclittica, l’equatore
celeste, la griglia di riferimento delle coordinate equatoriali
e altazimutali, il meridiano, i punti cardinali, il cerchio
polare, il cerchio di precessione, le costellazioni zodiacali,
le costellazioni a gruppi preordinati, la Via Lattea, la
simulazione di alba e tramonto. Inoltre vi è la possibilità di
proiettare diapositive in cupola, di vedere gli oggetti Messier
con possibilità di zoom progressivo, di simulare effetti
spettacolari come una pioggia di stelle cadenti sovrapposta al
cielo stellato o il passaggio di una cometa, di proiettare
filmati a tutta cupola con effetto tridimensionale.
L’osservatorio è dotato di due distinti
padiglioni. Il più grande, a doppio tetto scorrevole, contiene i
seguenti strumenti:
1) Newton da 360 mm f/5 a puntamento
automatico
3) Schmidt-Cassegrain portatile da 200 mm
f/10
4) Rifrattore da 152 mm f/8
5) Camera Schmidt-Newton da 140 mm f/3,6
6) Maksutov da 100 mm f/10
7) Binocolo astronomico 25 x 100 con
cavalletto gigante
8) Telescopio per l’osservazione del Sole
in H-alfa
9) Camera CCD da 11 megapixel.
Il più piccolo è un’originale copertura
protettiva, posta su una piazzola di 50 metri quadri, che scorre
su rotaie e mette a nudo per l’osservazione lo strumento più
grande, un telescopio Dobson da 64 cm di diametro a puntamento
automatico.
Fra la piazzola del Dobson e
l’osservatorio è ricavato anche un ampio spazio per
l’osservazione a occhio nudo della volta celeste, per la quale
verranno utilizzati anche strumenti quali quadranti verticali,
sestanti, astrolabi, notturlabi.
Dopo i discorsi inaugurali e i saluti
della autorità i partecipanti hanno potuto gustare cibi e vini
locali nel ricco banchetto allestito per l’occasione, con
encomiabile sforzo, da alcuni esercizi di ristorazione della
zona e da molte famiglie del paese nel quale sorge la struttura.
A partire dalle 19:30 l’associazione ha aperto
i battenti del planetario mostrando ai visitatori le potenzialità
del macchinario che ha strappato a tutti commenti entusiastici ed
ammirati, soprattutto per la visione dei filmati full-dome.
Contemporaneamente il cielo, che fino a quel momento si era
mantenuto coperto, si è rasserenato consentendo anche di ammirare
con i telescopi la Luna al primo quarto e qualche altro oggetto
celeste, portando la serata ad un livello quale meglio non si
sarebbe potuto desiderare e rendendola veramente magica e
memorabile.
Il mio discorso inaugurale
Cari amici,
finalmente siamo arrivati alla fine
di questo lungo percorso, iniziato ben cinque anni fa. E ben tre
anni, di burocrazia e di carte bollate, ci sono voluti solo per
iniziare i lavori, nel 2010. E altra burocrazia, e altre carte
bollate, hanno contrassegnato la faticosa strada lungo il
completamento della struttura. E forse noi siamo stati fortunati,
tutto sommato; ricordo infatti altre lunghe avventure per la
realizzazione, come a San Tomaso Agordino, o il semplice
ampliamento, come a Crespano del Grappa, di centri astronomici, per
le quali ci sono voluti dieci anni e più. Davvero, come ha scritto
il nostro webmaster Alain Corso sul nostro sito, per aspera ad
astra, gli astrofili che vogliono realizzare la loro piccola
Uraniborg devono imbattersi e vincere mille difficoltà per arrivare
a vedere le stelle… Ma, al di là delle battute, a me questi tempi
francamente sembrano insensati: è vero che la vita umana si è
allungata, ma non è certo raddoppiata, e facendo così si rischia
veramente di arrivare o tardi, o quando l’entusiasmo di partenza si
è ormai affievolito fino a trasformarsi in cenere spenta; e poi
sappiamo bene che, quando si vuole, per alcuni soggetti gli ostacoli
spariscono come d’incanto e anzi si trovano mille scorciatoie.
In realtà questo percorso è iniziato
ancora prima, nella primavera del 2004. E questo mi consente di
svelare le ragioni dell’intitolazione del centro. Il 1° dicembre del
2001 mio padre trovò la morte in un disgraziato incidente stradale.
Quando un’organizzazione specializzata in risoluzioni rapide delle
vertenze assicurative relative a sinistri si fece avanti per offrire
il proprio patrocinio per ottenere il risarcimento ero abbastanza
perplesso, come penso capiti a chiunque sia costretto a ragionare
sul monetizzare la perdita di un proprio caro. Ma poi qualcuno mi
fece notare che non aveva senso lasciare quel denaro alle
assicurazioni e che avrei potuto devolverlo in beneficenza, darlo a
qualche associazione di grande impegno sociale e culturale, che si
era distinta per qualche scopo particolare e che magari, nonostante
i suoi grandi meriti, aveva difficoltà ad accedere ad altre fonti di
finanziamento. Perbacco, ma io conoscevo un’associazione così. E il
resto è storia.
Il denaro arrivò già nella primavera
del 2004 e inizialmente la mia idea era di dedicare a papà solo un
planetario, perché un osservatorio lo avevamo già, in quel di Vignui.
Quindi per due anni cercammo una sede cittadina, interpellando enti
pubblici e privati, ma non vi fu niente da fare, non saltò fuori
niente di praticabile. Poi, nel 2007, fu chiaro che non avremmo
potuto ancora rimanere a lungo a Vignui, il cui osservatorio dovemmo
in effetti smantellare nel 2008. Allora ci attivammo per trovare una
sistemazione onnicomprensiva: io abitavo già da un anno ad Arson e
avevo potuto cominciare ad apprezzare la qualità e la trasparenza
del cielo e anche la straordinaria calma atmosferica. Queste doti,
assieme al basso livello di inquinamento luminoso, ne facevano una
sede ideale per un osservatorio astronomico tanto che qualcuno, come
vediamo da questo cartello, ha già proposto un cambio di
toponomastica. Inoltre, la relativa vicinanza a Feltre ne faceva
anche una sede non troppo scomoda per il planetario. Quindi, durante
una riunione frazionale, chiesi se qualcuno dei residenti poteva
venderci un appezzamento di terreno su cui costruire l’osservatorio
e, con mia grande sorpresa, vennero fuori ben quattro o cinque
offerte. Avevamo addirittura da scegliere! E la scelta alla fine
cadde su questo terreno, proprietà della famiglia Salvadori, che ce
lo cedette ad un prezzo poco più che simbolico, e mi è grata qui
l’occasione di ringraziarli ancora una volta, pubblicamente.
Naturalmente il denaro donato non
bastava alla realizzazione di tutto il complesso. Questo è il motivo
per cui, come associazione, abbiamo deciso la partecipazione al
milionario ed ecco perché molti di voi mi hanno visto in una veste
insolita in televisione. Purtroppo non abbiamo raccolto quanto
speravamo e quindi abbiamo avviato una sottoscrizione pubblica che
ha avuto un risultato insperato. Voglio ringraziare qui di cuore
tutti quelli che hanno donato, chi più e chi meno, per permettere la
realizzazione di questa struttura.
Voglio anche ringraziare le imprese e
i professionisti che con pazienza hanno lavorato, venendo incontro
alle nostre esigenze molto particolari, rinunciando anche ad una
parte dei propri profitti, tenendo conto dell’utilità sociale e
culturale di questa struttura: Carlo Chiea, Columbia Optics, Primo
Meneguz, Clemente Perotto, Valerio Rizzotti, o addirittura donando
la propria manodopera, come Loris Tatto, autore dell’impianto
elettrico.
Certo, il risultato che abbiamo
ottenuto è criticabile ed è stato criticato in più sedi e varie
volte, dal punto di vista dell’impatto ambientale. Siamo consapevoli
che non è il massimo, e vogliamo scusarcene con la cittadinanza.
Cercheremo, con il tempo, di mimetizzarlo adeguatamente. Ma con
quello che avevamo a disposizione questo è quello che abbiamo potuto
permetterci, una struttura prefabbricata. Con più fondi a
disposizione ci sarebbe piaciuto realizzare una struttura in pietra,
ci sarebbe stata bene ma, pur essendoci rivolti a tutti gli enti
pubblici per avere finanziamenti, e anche a tutte le principali
aziende del feltrino, non siamo riusciti, come si suol dire, a
cavare un ragno dal buco. È un peccato, perché strutture di questo
tipo vengono finanziate un po’ in tutta Italia dagli enti pubblici,
e anche nel Veneto, basta ricordare il planetario Niccolò Cusano di
Cortina, l’Osservatorio astronomico pubblico di Vittorio Veneto,
l’osservatorio Pubblico Giuseppe Toaldo di Nove, il centro incontri
con la Natura di Crespano del Grappa, il Planetario di Padova,
l’Osservatorio Vanni Bazzan di Rovigo, l’Osservatorio pubblico del
Museo Bellona a Montebelluna, il planetario di Venezia Lido,
l’osservatorio pubblico del Monte Novegno, presso Schio. Mi sembra
un’occasione mancata da parte della politica, degli istituti di
credito, delle fondazioni bancarie e delle aziende locali.
Ma, d’altra parte, siamo anche
contenti di come sono andate le cose, perché abbiamo speso molto
poco per quello che abbiamo messo in piedi. Non riuscirete
ovviamente a farmi dire quanto, ma sappiate che nel resto del Paese
questo genere di strutture viene a costare da cinque a dieci volte
tanto, perché le associazioni non hanno nemmeno il coraggio di
imbarcarsi in progetti di questo tipo e devono per forza appoggiarsi
direttamente all’ente pubblico, con i risultati che conosciamo bene
in termini di levitazione dei costi. Insomma, siamo fieri di non
avere speso denaro pubblico, anche perché ne sarebbe stato speso
molto di più per avere lo stesso risultato.
Ma qual è questo risultato? Qualcuno
nel passato ha fatto dell’ironia esprimendo qualche dubbio sul fatto
che questo centro astronomico potesse davvero avere una valenza
regionale. Lascio giudicare a voi: ci sono solo sette planetari più
grandi di questo in Italia, a Milano, Roma, Torino, Napoli, Saint
Barthelemy (AO), Modena e S. Giovanni Persiceto (BO), e solo due
hanno accanto un osservatorio astronomico, ma lo strumento più
grande con cui si può osservare ha un diametro di 40 cm. Ci sono
solo tre osservatori aperti al pubblico che hanno telescopi più
grandi del nostro più grande, 64 cm, e si trovano a Campo Catino (FR),
al Monte Celado (TN) e al Max Valier di Collepietra (BZ); hanno
tutti un diametro di 80 cm, ma nessuno ha accanto un planetario.
Ecco quindi che la nostra struttura è veramente unica a livello
nazionale e sorge in un luogo che, otre ad avere un cielo favoloso,
permettetemi di dire, è anche molto bello e ha una sky-line notturna
molto suggestiva. Davvero, non avremmo potuto immaginare un posto
migliore dove poter realizzare il nostro sogno. Il sogno più
concreto che si realizza, devo dire, è quello di riuscire a fare
sempre la serata osservativa, con qualsiasi tempo, grazie proprio
alla contiguità delle due strutture.
Il planetario ha un diametro di otto
metri e può contenere comodamente 80 persone a sedere,
l’osservatorio principale contiene due telescopi di 36 e 20 cm di
diametro, con altri quattro telescopi di diametro inferiore messi in
parallelo a questi, e due montabili separatamente, nelle piazzole
esterne. Nel vagoncino, che scorre su rotaie e può essere spostato
completamente all’esterno, trova posto il mostro da 64 cm con il
quale si osserverà quindi completamente a giorno. La struttura sarà
aperta al mattino per le scuole, alla sera per le scuole e la
cittadinanza, con un calendario e modalità che sono già disponibili
sul nostro sito.
Volevo anche ricordare altre due
figure che sono state importanti per la mia formazione. Una è lo
scrittore Luigi Tatto: leggere la sua Società del Cigno, alle
elementari, fu l’inizio per me di quella fascinazione per
l’astronomia che dura ancora oggi. Chissà se Luigi avrebbe mai
immaginato che vicino alle sue spoglie mortali sarebbe sorto un
giorno un osservatorio astronomico come quello descritto nel suo
romanzo. L’altra figura che voglio ricordare è appunto il mio
maestro di scuola, Mario Marini, che iniziò a leggerci in classe la
Società del Cigno, non solo, ma mi trasmise la passione per le
imprese spaziali, la scienza, e la conoscenza in generale. Ed ecco
un caso in cui la burocrazia, come dicevo, ha fatto danni, perché il
maestro è venuto a mancare pochi mesi fa e penso gli sarebbe
piaciuto molto essere qui oggi.
Permettetemi di ringraziare, alla
fine, gli abitanti di Arson per l’accoglienza che ci stanno
riservando e promettiamo che cercheremo di darvi il meno fastidio
possibile con le nostre aperture mattutine e serali, e la Locanda S.
Mauro, L’agriturismo Meneguz, l’agriturismo Le Sorgive, la famiglia
Salvadori, la sezione di Arson dell’Associazione Nazionale Alpini e
tutte le famiglie di Arson che hanno collaborato per l’allestimento
del rinfresco, per la logistica e la buona riuscita di questa
manifestazione. |