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Ma il calcio è uno sport sportivo?

 

Neanche a farlo apposta, la finale di Champions League di sabato 24 maggio ha confermato tutti i limiti del calcio come sport, di cui discettavamo la puntata scorsa. Una squadra, il Real Madrid, costata una cifra spropositata in termini di parco giocatori e strafavorita alla vigilia, subisce un gol a causa di un episodio sfortunato ed isolato, una sciocchezza madornale da parte del proprio titolatissimo portiere, Iker Casillas. I suoi calciatori più famosi, Cristiano Ronaldo e Gareth Bale, fanno una pessima figura. Il primo non riesce ad essere mai pericoloso, il secondo, pagato dal Real la follia di 100 milioni di euro, si mangia tre gol fatti. 

Quando ormai siamo a due minuti dalla fine e l’altra squadra di Madrid, un team operaio che costa un decimo del Real, pregusta già di abbracciare la coppa “orecchiona”, il difensore Sergio Ramos, un cecchino sui colpi di testa, lasciato colpevolmente incustodito dai difensori dell’Atletico, porta in parità il match e lo obbliga ai supplementari. Che diavolo, anni e miliardi di investimenti, giorni e giorni di preparazione, approfonditi studi di tecnica e tattica, partoriscono questo topolino, ovvero una partita che non si può guardare, dove campioni che percepiscono decine di milioni di stipendio sbagliano dei fondamentali che neanche un ragazzino di seconda categoria, e dove tutto viene deciso da due colossali papere in difesa?

Certo, certo, il Real non ha rubato niente, per carità, ma poi è giusto che lo vedi vincere addirittura per quattro a uno, decidendo di umiliare quegli avversari che hanno avuto il solo torto di far provare loro l’inferno per novantadue minuti e mezzo? Allora, il giorno dopo, è normale che i miei allievi dicano che l’arbitro abbia aiutato il Real, col lungo recupero, di cinque minuti e che si scaglino contro i potenti, i milionari, i corruttori. Non è vero, il recupero ci poteva stare e, comunque, anche se fosse durato solo tre minuti, Ramos avrebbe segnato prima del termine. Ma l’impressione è questa, un’impressione generata dal fatto che, come si diceva, troppe volte nel calcio non vince chi se lo merita, non vince davvero il più forte. E comunque l’arbitro se lo poteva risparmiare di fischiare il rigore sul 3-1 al Real: su falli come quello su Ronaldo arbitri come quello sorvolano il più delle volte in condizioni normali; tanto più lo si poteva fare in questo caso, senza umiliare chi stava perdendo e senza regalare quella dimostrazione di smodata esultanza a Cristiano Ronaldo; che già non è un campione di simpatia: vederlo esaltarsi a quel modo, sembrando quasi lui il mattatore della serata, è stato assolutamente fuori luogo e non ha certo contribuito a catturagli l’affetto dell’universo mondo.