La data della
battaglia di Maratona
La maratona olimpica si svolge
sullo stesso tracciato che si dice percorso dal corridore Filippide
nel 490 a.C., che corse ad Atene, dopo la famosa battaglia di
Maratona, per dare l’allarme sulla possibile aggressione via mare
delle truppe persiane superstiti, e per questo sforzo morì.
Le principali notizie sulla
battaglia sono date dallo storico greco Erodoto. Egli però cita solo
un’altra grande corsa, effettuata da Filippide da Atene a Sparta per
chiedere aiuto alla città rivale nella lotta contro gli invasori.
Filippide faceva parte dei dromokrykes, i corrieri incaricati
di portare messaggi durante le battaglie e, in particolare, era un
hemerodromos, ovvero un uomo capace di correre per un intero
giorno. Erodoto dice che Filippide “il giorno dopo che era partito
da Atene era già in Sparta”, ovvero impiegò meno di 48 ore per
coprire il percorso. Gli storici di solito danno molto risalto alla
prestazione, poiché la distanza fra Atene e Sparta è di 250 km. In
verità non si tratta di niente di eccezionale: da oltre vent’anni si
celebra in Grecia una gara proprio sullo stesso tracciato, chiamata
Spartathlon, il cui record è di 20 ore e 25 minuti, detenuto
fra l’altro proprio da un greco, Yiannis Kouros (detto non a caso
“l’erede di Filippide”) specialista delle cosiddette “ultramaratone”
e in possesso di tutti i record mondiali dalle 100 alle 1000 miglia.
La
battaglia di maratona in un dipinto di John Steeple Davis
(1844-1917).
Il racconto di Erodoto venne
confermato da vari autori dell’antichità, fra cui Pausania, Cornelio
Nepote, Plinio il Vecchio. Invece, le uniche fonti su una corsa da
Maratona ad Atene sono piuttosto tarde, entrambe del secondo secolo
d.C., Luciano di Samosata e Plutarco di Cheronea. Mentre il primo
cita ancora Filippide, il secondo dice che il corridore si chiamava
Tersippo di Eroiade. Questo episodio è stato esaltato e portato a
un’aura romantica dal poeta inglese Robert Browning nel suo poema
Pheidippides, pubblicato nel 1879. Data oltremodo significativa:
dal 1875 al 1881 l’archeologo tedesco Ernst Curtius riportò alla
luce le rovine di Olimpia e subito dopo Pierre de Coubertin cominciò
a vagheggiare il proposito di risuscitare le antiche Olimpiadi.
Così, fra le gare della Prima
Olimpiade Moderna, quella di Atene del 1896, su suggerimento del
linguista francese Michel Bréal, si introdusse la competizione di
Maratona, che anticamente non esisteva (la gara più lunga
dell’Olimpiade antica era il dolicos, di 24 stadi, circa 4600
metri). Anche quella prima gara fu disputata da Maratona ad Atene e
fu vinta da un greco, Spiridon Louis.
Molti storici sono convinti che
la corsa di Filippide da Maratona non sia mai avvenuta, anche perché
non si spiegano il tragico epilogo. |
Ovvero, com'è possibile che un
corridore professionista non fosse stato in grado di distribuire
equamente le sue forze, fra l’altro in condizioni climatiche
tutt’altro che proibitive?
Infatti, la datazione tradizionalmente accettata per la
battaglia di Maratona è stata ricavata da Erodoto e Platone. Il
primo dice che gli Spartani non accettarono di aiutare subito Atene
perché erano in corso le feste di Apollo Carneo, durante le quali a
Sparta era vietato l’uso delle armi. Le feste sarebbero terminate
solo con il successivo plenilunio e fino a quella data gli Spartani
non potevano intervenire. Lo stesso Erodoto dice che “Dopo il
plenilunio, giunsero ad Atene gli Spartani... il terzo giorno dopo
la partenza da Sparta...”. Dal canto suo Platone afferma che gli
Spartani arrivarono con un giorno di ritardo. Combinando questi
dati, il filologo tedesco August Böckh (1785-1867), calcolò che le
feste di Apollo Carneo avevano luogo nel mese Carneo, equivalente al
mese che gli Ateniesi chiamavano Metagitnione, che era il secondo
mese dell’anno ateniese, che iniziava con la prima luna nuova dopo
il solstizio d’estate. Poiché nel 490 a.C. il primo novilunio estivo
aveva avuto luogo il 19 luglio (calendario gregoriano), la seconda
luna piena estiva fu quella del 2 settembre e quindi, tenendo conto
dei riferimenti di Erodoto e Platone, la data della battaglia di
Maratona venne fissata da Böckh al 5 settembre.
Il
drammatico arrivo ad Atene di Filippide secondo l'interpretazione
del pittore francese Luc-Olivier Merson, 1869.
Tuttavia uno studio recente (Sky
Tel., 108, 3, 34-41, 2004) di Russell Doescher, Donald e
Marilynn Olson getta nuova luce sulla vicenda. Essi fanno notare che
per il computo occorre considerare il calendario spartano, e non
quello ateniese. Gli Spartani iniziavano l’anno con la prima luna
nuova dopo l’equinozio d’autunno. Pertanto il mese Carneo era
l’undicesimo mese nell’anno spartano: in anni normali esso
corrisponde al secondo mese ateniese, ma occasionalmente ci possono
essere 10 lune nuove dall’equinozio d’autunno al solstizio estivo e
questo fu proprio il caso del 490 a.C. Pertanto l’undicesimo mese
lunare spartano cominciò non con il novilunio del 18 agosto, ma con
quello del 19 luglio, e la Luna piena delle feste carnee non fu
quella del 2 settembre, bensì quella del 4 agosto, e la data della
battaglia di Maratona, quindi, dev’essere anticipata al 7 agosto.
Supponendo che Filippide abbia
dovuto correre nelle ore più calde della giornata, quando in quel
periodo dell’anno nei dintorni di Atene la temperatura dell’aria
supera i 50°, allora probabilmente il povero emerodromo fu
stroncato da un colpo di calore, e così si spiegherebbe il
drammatico esito della corsa più famosa della storia (o della
leggenda?!). |